Questa idea del passeggiare e guardare con curiosità il mondo mi affascina e, in qualche modo, mi sembra offrire un ritratto abbastanza fedele di quello che sento di essere.
Osservare, incuriosirmi, talvolta appassionarmi, mi ha portato a custodire nella memoria una piccola collezione di sensazioni, piaceri, scelte ponderate oppure occasionali che mi piace ricordare e raccontare ai miei amici.
Per questo ho pensato di raccoglierle e raccontarle qui, fra le pagine.
Ci si trovano alcuni dei libri che ho letto, dei dischi che ho amato, dei cibi, dei vini, dei luoghi che mi hanno piacciono: nessuno mi paga né mi regala nulla per farlo, è solo qualcosa che, come dice il marchietto mutuato dalla dedica della vecchia e oramai da tempo venduta casa di famiglia, ho scelto per me e per i miei amici preferiti.
Guido Silipo sibi et selectis amicis elexit.
Flâneur:
“Attorno al 1850, Baudelaire sosteneva che l’arte tradizionale fosse inadeguata per le nuove e dinamiche complicazioni della vita moderna. I cambiamenti sociali ed economici portati dall’industrializzazione richiedevano che l’artista s’immergesse nella metropoli e diventasse, per usare le parole di Baudelaire, “un botanico del marciapiede”, un conoscitore analitico del tessuto urbano. Poiché coniò il termine riferendosi ai parigini, il flâneur (colui che bighellona/passeggia) e la flânerie (il bighellonare/passeggiare/vagare) sono associati a Parigi e a quel tipo di ambiente, che lascia spazio all’esplorazione non affrettata e libera da programmi. Il flâneur è tipicamente molto consapevole del suo comportamento pigro e privo di urgenza: per esemplificare questa sua caratteristica umorale, era descritto come “uno che porta al guinzaglio delle tartarughe lungo le vie di Parigi”.
Walter Benjamin adottò questo concetto dell’osservatore urbano sia come strumento analitico sia come stile di vita. Dal suo punto di vista marxista, Benjamin descrive il flâneur come un prodotto della vita moderna e della rivoluzione industriale, senza precedenti nella storia e decisamente appartenente a un certo tipo di classe sociale, con un avvento parallelo a quello della figura del turista. Il suo flâneur è un borghese dilettante, non coinvolto ma molto perspicace. Benjamin divenne il suo stesso esempio principale, raccogliendo le osservazioni sociali ed estetiche che ricavava da lunghe passeggiate per le vie di Parigi. Anche il titolo del suo incompiuto Passagen-Werk, opera filosofica, deriva dalla sua particolare affezione per le strade occupate dai negozi.
Nel 1917 lo scrittore svizzero Robert Walser pubblicò un racconto breve intitolato La passeggiata, che per certi versi può essere ricondotto alla tematica del vagabondare. Tuttavia, il passeggiare di Walser può esser visto come un’alternativa a quello “baudelaireiano-benjaminiano”, e presenta maggiori affinità con quello della cosiddetta “Spaziergangswissenschaft” (promenadologia, strollology), di autori come Thomas Bernhard e Peter Handke.
Nel contesto dell’architettura e dell’urbanistica contemporanea, la progettazione rappresenta, per i flâneur, una delle modalità per accostarsi agli aspetti psicologici della costruzione di edifici. L’architetto Jon Jerde, per esempio, disegnò il suo Horton Plaza a San Diego e l’Universal CityWalk di Los Angeles, immaginandoli come utili alla necessità di prevedere sorprese, distrazioni e sequenze di eventi per passeggiatori.”
[da Wikipedia]
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